Il delitto non rende – Giorgio Scerbanenco

Lo strillo della ragazza era previsto, quasi non lo udì neppure, sentì appena il caldo della mano di lei, mentre le strappava la borsetta, poi dette più gas che poté alla moto; dallo specchietto vide la ragazza barcollare per l’urto ricevuto, e la faccia attonita, con la bocca aperta, di una donna che aveva capito quello che avveniva, uno scippo, e stava appunto a bocca aperta, senza gridare, stupefatta di aver capito.

Quando fermò la moto, era già molto lontano. Guardò nella borsetta, e ci trovò esattamente cinquantamila lire, cinque biglietti da diecimila. Non credeva tanto: lei aveva un aspetto modesto, non aveva l’aria di una capace di tenersi tutti quei michelangeli nella borsetta. C’era anche la carta d’identità della ragazza. La scorse rapidamente prima di buttare via la borsetta: Maria Norassi, ventiquattro anni, commessa…

“Maria Norassi, ventiquattro anni, commessa…” ripeté l’agente, scrivendo. “Quanto c’era nella borsetta?”

La fissava, lei disse:

“Cinquantamila lire.”

Non era stata sua l’idea di denunciare lo scippo alla polizia, ma erano accorsi dei passanti, un vigile, l’avevano portata al commissariato.

“Cinquantamila lire,” ripeté l’agente, scrivendo. “Altri valori?”

Lei rispose che non aveva altri valori nella borsetta.

“Mica farsi illusioni,” disse l’agente con affettuosa amarezza, “anche se prendiamo quel mascalzone, non prendiamo certo le cinquantamila lire.”

Lei uscì dal commissariato, e le mani libere, senza borsetta, le davano disagio. Si rese conto d’improvviso che non aveva una lira e che, per arrivare a casa, avrebbe dovuto attraversare a piedi tutta la città.

Arrivare lì, invece, era stato facile. La Mercedes dell’ingegnere non aveva impiegato neppure venti minuti sino al villino accogliente. L’ingegnere aveva ancora un aspetto giovanile, in fondo era stata una cosa meno odiosa e triste di quanto avesse pensato. Era la prima volta che lei faceva una cosa simile, ma l’ingegnere era stato molto gentile e delicato anche nel metterle i cinque biglietti da diecimila nella borsetta. Era uscita non troppo avvilita dal villino per andare al posteggio dei taxi e tornare a casa, e allora era successo il guaio.

Si fermò, dopo un poco che camminava, all’angolo di un viale che dava su un piazzale: era una parte di città sconosciuta per lei. All’angolo c’era un bar tabaccheria, in una vetrinetta erano esposti accendini e pipe di varie qualità. Lei aveva progettato con quelle cinquantamila lire anche di comprare un accendino per Renato. Aveva voglia di piangere, ma a che sarebbe servito? E poi aveva anche voglia di ridere: il delitto non rende.

Riprese a scarpinare.

TG. Scerbanenco, Il Centodelitti, Milano: La nave di Teseo, 2019, p. 58-59

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